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CASTELLI DI ARVIER

 

CASTELLO LA MOTHE - (Capoluogo)

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Castello La Mothe - Foto Andrea Vallet

 

Il castello La Mothe, risalente alla fine del XIII secolo (1290), sorge su di un’altura rocciosa che domina il borgo di Arvier e sovrasta la chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Sulpizio ed Antonio.
I resti ancora visibili appartengono ad una cinta muraria, ancora in buone condizioni, ad una torre localizzata ad ovest, ad un corpo di fabbrica ad essa appoggiato e ad una seconda torre, a sud, nella quale era collocata una scala.

Dalle risultanze di un’indagine archeologica effettuata di recente, è emerso come il castello abbia subito diverse fasi di trasformazione.

Ad oggi, della prima fase, rimane soltanto una grande quantità di legno (datato tramite la dendrocronologia al 1236-1237) che fu riutilizzato nelle successive edificazioni.
Il nucleo originario di tutto il complesso, ancora in buono stato di conservazione, risale, invece, alla seconda fase (XIV secolo).
Si tratta di una costruzione residenziale dislocata su quattro piani illuminati da diverse aperture e dotata di tetto con merlatura.
La terza fase di trasformazione (XV secolo) fu caratterizzata dal rifacimento e dall’allargamento della cinta muraria e dalla costruzione di due corpi di fabbrica posti ad est del torrione principale, i cui scarsissimi resti non permettono un’identificazione riguardo alla loro destinazione.
Durante il XVI secolo (quarta fase di trasformazione), furono costruiti due nuovi edifici:
-    il primo, un grande blocco centrale, permetteva il collegamento tra i due corpi di fabbrica già esistenti. Questa nuova struttura abitativa si articolava su tre piani, suddivisi al loro interno da tramezzature lignee.
Al primo piano sono stati rinvenuti i resti di un camino di elevata qualità artistica, il che fa supporre che questi ambienti erano abitati da nobili. L’importanza di questo piano è confermata dal fatto che le quote delle sue pavimentazioni hanno condizionato quelle del torrione trecentesco.
-    Il secondo consiste, invece, in un vano scalare, edificato in appoggio, che si sviluppa anch’esso su tre piani. La scala che lo occupava era elicoidale, con gradini in pietra che verso l’esterno s’inserivano nel muro perimetrale, mentre verso l’interno poggiavano su una colonna centrale in muratura.
Questa scala serviva a mettere in comunicazione i diversi piani e la sua presenza induce ad ipotizzare la mancanza di raccordi interni verticali negli altri edifici.

A quest’epoca sono, inoltre, riferibili numerose aggiunte decorative e strutturali, quali l’ulteriore ampliamento della cinta muraria, la realizzazione di un nuovo portale d’ingresso dalla decorazione particolarmente curata e l’esecuzione, nel corpo residenziale, di alcuni affreschi a soggetto naturalistico .
Infine, la quinta fase è riconducibile al XIX secolo, quando gli ambienti del castello parzialmente abbandonato vennero ulteriormente parcellizzati con tramezzature o muri interni e destinati ad attività rurali: in particolare il piano terra del torrione fu trasformato in un ricovero per gli animali.
L’impronta ruralizzante, concentratasi prevalentemente sui piani terreni, ha in parte risparmiato invece quelli superiori.

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Interno Castello La Mothe - Foto Andrea Vallet

Nel corso dei secoli il castello appartenne a diverse famiglie nobili.
In origine l’edificio, unitamente alle terre circostanti, era un possedimento della locale famiglia nobile de Arverio la cui ultima erede sposò, nella seconda parte del XIII secolo, il nobile savoiardo Aymar de La Mothe, che gli diede il nome.
Il castello, sempre per via matrimoniale, passò poi nelle mani dei Signori d’Avise ed, infine, a partire dalla fine del XVII secolo fu tenuto in consignoria dalle famiglie nobili Lostan e Sarriod de la Tour, che, non risiedendovi e non effettuando più alcuna manutenzione, lo ridussero di fatto in uno stato di abbandono.
Attualmente, il castello La Mothe è di proprietà del Comune di Arvier che, grazie a finanziamenti regionali ed europei, ha promosso un’approfondita indagine archeologica, ormai conclusa, ed ha provveduto a ricostruirne il tetto, a consolidarne le strutture murarie ed a risistemare l’area adiacente che, in varie occasioni, è stata utilizzata per la messa in scena di spettacoli musicali e teatrali.
Inoltre, l'Amministrazione comunale è impegnata nel completamento del percorso di valorizzazione dell'edificio mediante la ricerca di finanziamenti volti al sostegno di un progetto riguardante la sua destinazione ad attività economiche nel campo del turismo e dell'accoglienza.


 

CASAFORTE DI PLANAVAL - (Planaval)

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Casaforte di Planaval - Foto Nathalie Luboz

 

La casaforte di Planaval sorge su di uno sperone roccioso ad un’altezza di 1560 metri s.l.m., a picco sulla vallata sottostante, in una posizione strategica di controllo.
Fu costruita da Rodolfo di Avise, già signore di Rochefort e Montmayeur, agli inizi del XIV secolo, probabilmente nel 1330.

La signoria di Avise, una delle più antiche della Valle, era molto estesa e comprendeva anche la Valgrisenche che, grazie al Col du Mont, era all’epoca molto frequentata per recarsi in Savoia. Le fortezze di Rochefort dominante il borgo di Leverogne, di Montmayeur all'imbocco della Valgrisenche e Planaval in posizione centrale, permettevano di sorvegliare il transito sulle vie commerciali verso la Francia oltre ad affermare la giurisdizione dei signori.
A tal proposito, è bene ripercorrere alcuni aspetti storici che caratterizzano questo periodo del Medioevo in Valle d'Aosta. I signori sabaudi che avevano abituale residenza in Chambéry dovevano necessariamente essere rappresentati quindi, nella seconda metà del Duecento, quando in tutto il loro dominio si istituirono i baillages , venne nominato un balivo ad Aosta. Da quest'ultimo dipendevano amministrativamente e militarmente i castellani, egli esercitava dunque il controllo sulle fortificazioni del baliato.
La costruzione del castello di Planaval fu oggetto di un importante contenzioso tra Rodolfo d'Avise e il balivo per approdare infine al cospetto del conte sabaudo.
Lasciamo a questo punto a Jean-Baptiste De Tillier, giustamente chiamato il padre della storia valdostana, la ricostruzione della disputa:

Après la mort de Guidonin, Rodolphe son ainé se vit, avec ses deux fils Pierre et Humbert, recherché par le bailli d'Aoste Pierre de Duing, qui voulait inhiber la construction du château de Planaval, celle d'un étang, soit vivier, ... prétendant que c'étaient là des droits de régale non compris dans l'inféodation.
Le seigneur Rodolphe fut obligé de se défendre par devant les commissaires que le souverain envoya pour ce sujet à Aoste. Il n'eut pas de peine à faire conster de ses droits, au moyen des titres cités ci-dessus et d'autres qu'il produisit, et à obtenir une sentence favorable. C'est pourquoi les commissaires, à leur retour en Savoie, et sur l'avis du Conseil résidant à Chambéry, prononcèrent que le seigneur Rodolphe et ses fils devaient être maintenus sans aucun trouble dans l'usage de toute la juridiction donc ils étaient en possessoire, et ce même Conseil souverain les y réintégra et les en réinvestit au non du comte Amé, suivant la coutume de la Vallée d'Aoste, moyennant un hommage-lige de quarante-huit sols annuels, outre les tributs et autres devoirs auquels ils étaient tenus à part pour les autres biens qu' ils possédaient.
Cette sentence était datée du vendredi après la fête de saint  Barnabé apôtre de l'an 1312.

Si tratta di un unico edificio rettangolare: degli originali quattro lati possiamo ancora ammirarne tre, mentre il muro posto verso sud, successivamente ricostruito, così come il tetto, risultavano già crollati all’inizio del XX secolo
L’interno, in origine, era suddiviso in tre grossi ambienti sovrapposti, separati da tramezzature. L’insieme era coperto da un tetto a doppio spiovente.
L’ingresso si trovava su uno dei due lati lunghi, all’altezza del primo piano. Sul lato opposto, vi era una porta secondaria di “soccorso” che si apriva su uno stretto sentiero a strapiombo sul precipizio sottostante.
Nel XX secolo, la casaforte ha subito un pesante ammodernamento che ha condizionato il suo aspetto attuale, caratterizzato dall’accostamento di parti in cemento armato e di parti originali in muratura.
Attualmente la casaforte di Planaval è di proprietà privata.


 

CASTELLO DI MONTMAYEUR - (Grand-Haury)

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Castello Montmayeur - Foto Andrea Vallet

 

Questo castello, fondato nel 1271, si erge sui resti di un precedente edificio risalente al X secolo, ed è posto ad un’altitudine di 1150 metri s.l.m., poco oltre l’ingresso della Valgrisenche. Lo si raggiunge tramite un sentiero che parte dal villaggio del Grand-Haury.
La sua posizione così elevata rispondeva sicuramente ad un’esigenza difensiva (come suggerisce la presenza di numerose feritoie).
Appartenuto in origine ai signori di Avise, il castello di Montmayeur diede il nome al ramo della stessa famiglia nobile che lo possedeva.
Nei primi anni del XIV secolo divenne diretto possedimento del conte Amedeo di Savoia, il quale provvide ad una parziale ricostruzione.
La famiglia d’Avise ne fu nuovamente investita nel 1359. Il castello risulta abitato ancora nel 1430: non si conosce però la data del suo abbandono.
La pianta del sito è di forma quasi circolare con una doppia cortina muraria realizzata in fasi diverse: quella più esterna comprende una torre cilindrica ed un ambiente per il corpo di guardia che doveva controllare l’ingresso, poco distante.
Il torrione si sviluppa su tre piani ed il suo ingresso rimane all’altezza del secondo piano. Accanto alla torre si possono ammirare i resti di un edificio quadrangolare, che era probabilmente raccordato al torrione.
Il castello di Montmayeur è di proprietà privata.

La leggenda di Montmayeur

Correva l’anno 1450 quando il conte di Montmayeur, feudatario savoiardo, perse una causa che l’aveva contrapposto per un lunghissimo periodo ad un suo cugino davanti al tribunale di Chambéry, presieduto dall’inflessibile giudice Guy de Feissigny.
Passati alcuni giorni, il gran signore, per vendicarsi della sconfitta giudiziaria, pensò bene di invitare a cena il magistrato, facendogli credere che si sarebbe trattata di una grande festa per riappacificarsi con il cugino, alla quale avrebbero preso parte numerosi invitati, mentre era sua intenzione presentargli il conto!
Quando l’invitato giunse dal conte, si ritrovò desolatamente solo con il feudatario.
Dopo una ricca cena, Feissigny fu fatto accomodare in una sala buia ed allora comprese le brutte intenzioni del conte.
Nella sala fu sistemato un ceppo coperto da un drappo nero ed attorno presero posto degli uomini incappucciati.
Il conte ordinò di tagliare la testa al giudice e, compiuta l’azione, la fece mettere in un sacco di iuta.
Il giorno successivo egli, con il sacco sulle spalle, cavalcò sino a Chambéry, e, presentatosi in tribunale, disse: “Vi porto il documento che mancava nel mio processo!”.
Dopo aver deposto con un gesto di stizza il sacco sul tavolo, uscì dal palazzo di giustizia e scomparse in un baleno.
La leggenda narra che il conte, varcate le Alpi, andò a rifugiarsi all’inizio della Valgrisenche dove costruì il castello che ancor oggi porta il suo nome.

 


 


BIBLIOGRAFIA
- E.D. BONA, P. COSTA CALCAGNO, Castelli della Valle d’Aosta, Novara 1979, p. 86
- A. ZANOTTO, Castelli valdostani, Quart (AO) 1990, pp. 60-61-62;
- G. DE GATTIS, F. BOVET, M. CORTELAZZO, Il castello di La Mothe in comune di Arvier, in BSBAC, Regione Autonoma Valle d’Aosta, n. 3/2006, Aosta 2007, pp. 134-143;
- R.BERTON, Les châteaux du Val d’Aoste, Imprimerie valdôtaine, Aosta 2006, p 20;
- AA. VV, « Planaval – Histoire, mémoire et traditions d’une petite communauté », edizioni LeChâteau, Aosta, 2009