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CHIESA PARROCCHIALE DI ARVIER

Arvier_glise_Saint-Sulpice

Le origini e le prime fasi di crescita e di sviluppo della parrocchia di Arvier sono avvolte nel mistero.
La tradizione farebbe risalire la sua fondazione alla fine del VIII secolo, ma le prime notizie che possediamo risalgono solamente al 1206, quando risulta dipendere direttamente dall’Ospizio del Piccolo San Bernardo.
Oltre un secolo più tardi, nel 1345, la parrocchia di Arvier passa alle dipendenze dirette della Prevostura di Saint-Gilles di Verrès.
Alcune fonti non documentate affermano che durante fase più antica della storia della parrocchia - che sino al 1393 comprendeva anche tutta la Valgrisenche - la sede della chiesa principale si trovasse presso l’antico borgo di Leverogne.
In realtà nulla conferma questa che per ora resta solo una voce, anzi tutto sembrerebbe lasciar supporre che, almeno dall’inizio del secondo millennio, la chiesa si trovasse approssimativamente dove si trova ora, sotto il roccione su cui sorge il castello La Mothe.
Infatti, è solo nel 1365 che le fonti più sicure collocano la fondazione della cappella di Leverogne, sotto il patronato della Natività della Vergine.
In questo periodo, la chiesa di Arvier viveva un momento di una certa agiatezza come testimonia il reliquiario donato nel 1393 dal parroco Sulpice de Baulin: uno dei più antichi esemplari giunti a noi di reliquiario valdostano a cassa e lamine argentee.
Le prime notizie documentali sullo stato della chiesa e dei suoi arredi le troviamo nei verbali delle visite pastorali del 1414, 1416 e 1420 che attestano la presenza di tre altari: l’altare maggiore dedicato a San Sulpizio, l’altare della Vergine e quello dedicato ai Santi Michele e Caterina.
In questi verbali, il Vescovo Oger de Moriset invita il curato a demolire il muro vicino alla fonte battesimale, a smantellare “la rupe”, a rifare i solai, a riparare la tribuna che stava per crollare e ad alzare un muro vicino al campanile perché le capre andavano sopra il tetto della chiesa.
Viene segnalato anche il cattivo stato del campanile: la cella campanaria era precaria e la cuspide minacciava addirittura di crollare.
Fu probabilmente a seguito di questi problemi che il campanile venne rinforzato, forse alzato, e venne rifatta l’attuale cuspide: bella piramide a quattro lati accantonata da quattro gugliette minori, costituenti quasi un unicum in Valle.
Nel 1505, François d’Avise fondò l’altare delle Sette gioie della Vergine, dove preesisteva l’altare della Vergine, e, nel 1546, per volontà di Taddeo d’Avise, fu fondata la nuova cappellania della Pietà
Un nuovo altare fu realizzato nel 1585 in onore di San Sebastiano e San Rocco a ringraziamento per aver preservato Arvier da un’epidemia pestilenziale.
La tela che oggi è posta al centro dell’altare, nel suo rifacimento del 1724, è stata dipinta nel 1633 dal biellese Vincenzo Costantino, quando da poco era terminata la tremenda epidemia di peste del 1630.
Nel 1680, grazie all’intervento del parroco Jacques Ferrod, nativo del borgo di Arvier, si decise di procedere alla costruzione di una nuova chiesa in sostituzione dell’antico edificio, vecchio ormai probabilmente di sei secoli.
I lavori furono portati a termine nel 1701 con la consacrazione del nuovo edificio e delle cinque campane intestate a San Giacomo, ai Santi Rocco e Anna, a San Pantaleone, alla Vergine e a Sant’Antonio.
Nel 1717, su iniziativa del parroco Blaise Ferrod, venne realizzato l’altare maggiore ad opera di Giuseppe, Giacomo e Pietro Gilardi di Campertogno (Val Sesia).
L’altare è caratterizzato delle statue del Salvatore del mondo e, più in basso, dell’Assunzione della Vergine Maria, al centro, e dei Santi Sulpizio ed Antonio abate ai lati.
Nel 1793, fu benedetto il nuovo altare del Rosario, opera di Giuseppe Antonio Gilardi, nipote di Giuseppe, responsabile 80 anni prima della costruzione dell’altare maggiore.
Fra il 1837 ed il 1838, venne realizzata la cantoria sopra la porta d’ingresso, mentre nel 1842 furono realizzate le due sacrestie e, nel 1848, il pulpito.
Tutta la chiesa, fatti salvi i personaggi della cupola, fu ridipinta nel 1864 ad opera dei fratelli Avondo e tre anni dopo fu inaugurato il nuovo organo Vegezzi Bossi.
L’ultimo intervento di ristrutturazione complessiva è avvenuto nel corso degli anni 1963-1965 per iniziativa di don Giuseppe Fosson: la spesa complessiva ammontò a circa 13.000.000 di lire.

 

 

LE CAPPELLE DELLE FRAZIONI

Di fronte alla chiesa parrocchiale, si trova la chapelle Saint-Joseph, costruita dalla Confraternita del Santissimo Sacramento nel 1644 su di un terreno donato dal nobile Mathieu de Lostan.
L’edificio, completamente ricostruito fra il 1853 ed il 1855 grazie all’intervento delle confraternite del Rosario e del Sacramento, ha pianta rettangolare con tribuna absidata.
Le cantonali sono decorate da lesene e le aperture da collarini, mentre il timpano in facciata è sottolineato da cornici e sormontato da un campaniletto a vela.
Da anni, la cappella non è più destinata al culto e, in seguito al completo restauro curato dall’Amministrazione comunale, è sede di mostre estive e di manifestazioni culturali.

 

                   Arvier_chapelle_Saint-Joseph


 

La cappella di Santa Croce fu edificata nel 1830 da nove possidenti di Arvier, sulla sinistra orografica della Dora, fra le vigne di Porchère, nelle vicinanze della frazione di Mecosse
L’edificio a pianta quadrangolare possiede una tribuna con abside circolare: la facciata è estremamente povera, semplicemente intonacata con finestre quadrangolari ai lati dell’ingresso.
In passato, la festa patronale era celebrata il 3 maggio e per l’occasione veniva distribuito del pane, del vino e del formaggio nei pressi del ponte.

 

Porchre


                    

In frazione La Crête, si erge la cappella dedicata a San Rocco e a Sant’Anna: un piccolo edificio a pianta rettangolare con facciata a capanna e campaniletto a vela.
Le due finestre ai lati della porta d’ingresso e l’apertura lunettata sono sottolineati da collarini bianchi.
L’atto di fondazione risale al 1630 in pieno contagio dalla peste, tanto che fu rogato in aperta campagna con la preghiera al Signore di far cessare l’epidemia.
Secondo la tradizione, durante il contagio, la gente moriva senza poter ricevere gli ultimi sacramenti, né essere sepolta cristianamente e la parrocchia era diventata un immenso cimitero: in solo sei mesi ad Arvier morirono 365 persone, poi le registrazioni subirono un’interruzione, probabilmente per la morte degli stessi registratori.
Le preghiera dei fedeli furono però esaudite e dopo alcuni anni si potè festeggiare la festa patronale della frazione alla presenza di molti giovani. In segno di gratitudine i fedeli promisero di assistere alla messa e di non lavorare nei giorni dedicati a Sant’Anna ed a San Rocco e di distribuire un’offerta di pane, formaggio e vino.
Nel 1793, lo scultore Giuseppe Antonio Gilardi fu pagato per la realizzazione del nuovo altare.
Negli anni 1860-1861, furono eseguiti lavori alla cupola del coro e lavori d’intonaco. Inoltre, due finestre furono aperte.

 

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La cappella di San Leonardo del Verney risale al 1652, quando alcuni abitanti appartenenti alle famiglie Verney, Luex, Brunet e Vuillen impegnarono ciascuno un appezzamento di terreno per la sua costruzione e per garantire la celebrazione annuale della festa patronale.
E’ un edificio a pianta rettangolare e campaniletto a vela con bifora e sulla facciata si può ammirare un affresco che rappresenta i Santi Leonardo e Grato, con - al centro - la Santa Vergine.
All’interno, il coro è separato dalla navata da un caratteristico “grillage” in ferro battuto.
La statue di San Grato, della Madonna, di Sant’Antonio abate, di San Sulpizio e di Santa Barbara sono conservate nella chiesa parrocchiale.
Nel 1859, si stanziarono dei fondi per alcuni lavori al pavimento, per l’intonacatura, per la decorazione e per la realizzazione di un canale de drenaggio attorno all’edificio.

 

Verney

            


 

Della cappella di Santa Margherita del Petit-Haury, non conosciamo la data di fondazione.
L’edificio, situato sulla sinistra della strada comunale che conduce al Grand-Haury, fu completamente spogliato nel 1691 dagli invasori francesi ed in seguito ricostruito nel 1738, grazie all’iniziativa del parroco François Carlin.
La piccola cappella ha pianta rettangolare e abside circolare. La facciata a capanna è semplicemente intonacata con due finestre ai lati dell’entrata, apertura lunettata e campaniletto a vela con bifora sul lato destro.
Nel 1861, furono stanziati dei fondi per minare la roccia attorno all’edificio al fine di preservarlo dall’umidità e, nel 1908, il pittore Lancia realizzò i due affreschi del coro.
Proviene dalla cappella del Petit-Haury l’antico altarolo, costituito da un tabernacolo che racchiude una Madonna con bambino, conservato nel museo della chiesa parrocchiale.

 

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La cappella di Santa Maddalena del Grand-Haury è un piccolo edificio a pianta rettangolare, dotato di campaniletto a vela con una bifora per l’alloggiamento delle campane. La facciata, ai nostri giorni priva di decorazioni, presenta semplici aperture quadrangolari ed una centrale lunettata.
Questa cappella viene citata per la prima volta in un atto del fondo Sarriod de la Tour del 1362, ma, secondo quanto affermato da Monsignor Duc, una cappella sarebbe già esistita nel 1201: probabilmente si trattava di un piccolo oratorio utilizzato dai canonici di Sant’Orso, possessori di fondi in loco.
L’attuale edificio risalirebbe invece al 1473.
Il 28 dicembre 1502, Sulpizio Ferrod fondò un legato per la distribuzione delle elemosine ai poveri nel giorno della festa patronale.
Nelle spese degli anni 1774-1776 sono documentate riparazioni all’edificio e l’acquisto di una campana fatta arrivare da Aosta. Nel 1862, fu acquistato un pannello per l’altare e si stanziarono fondi per la decorazione della cappella che verrà in seguito affrescata dal pittore Grange.
Nel 1904, furono realizzate modeste riparazioni, mentre l’edificio è stato recentemente oggetto di completo restauro, grazie al grande contributo degli abitanti del villaggio.
Presso il museo di arte sacra della parrocchiale di Arvier, è esposto un altarolo proveniente dalla cappella del Grand-Haury databile alla seconda metà del Trecento. :
si tratta di un tabernacolo racchiudente una Madonna con bambino ed è l’unico esemplare valdostano noto ad essersi conservato pressoché integro, dotato ancora dei suoi sportelli che raffigurano San Lorenzo, Sant’Antonio abate e presumibilmente San Thomas Becket e Santo Stefano.

Grd-Haury

 


 

La cappella di Chamin, dedicata a San Pantaleone e a Sant’Ilario, è un edificio a pianta rettangolare con abside rettilinea e campanile con scala a chiocciola in pietra addossato sulla destra.
La facciata presenta due finestre ai lati della porta d’ingresso ed un’apertura reniforme sopra la nicchia che ospitava la statua quattrocentesca in alabastro della Madonna con il Bambino, scolpita da Stefano Mossettaz fra il 1421 ed il 1422 per la cappella funeraria del vescovo Oger Moriset nella Cattedrale di Aosta, la statua fu acquistata dal parroco di Arvier nel 1907.  
La cappella esisteva già nel 1500.
Un documento del 1590 testimonia l’impegno degli abitanti della frazione per la manutenzione dell’edificio e ognuno di essi forniva ogni anno una certa quantità di segale, vino e formaggio per le celebrazioni della festa patronale.
La cappella fu ricostruita nel 1662 e nuovamente nel 1870, quando si aggiunse il bel campanile.
Il 5 agosto 1871, la cappella fu benedetta da Ambroise Roux, giovane prete originario del villaggio che, nel 1910, scrisse l’interessante monografia “La paroisse d’Arvier – Son église, ses chapelles, ses curés  – par un enfant du pays”.
Nel 1888, si eseguirono alcune riparazioni all’edificio e agli affreschi del coro.
Oggi, per via delle aggressioni del tempo e del clima, la facciata è crepata e necessita di lavori di restauro, resi difficili per via della conformazione del terreno.

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A Chamençon, troviamo l’oratorio dedicato a San Bernardo: è un piccolissimo edificio recente posto in aderenza ad un grosso masso roccioso.
Recentemente, è stato oggetto di un intervento di restauro da parte dell’Amministrazione comunale e gli abitanti della frazione, che ne curano gelosamente il decoro, hanno fatto del luogo ove si erge – appena prima del ponte per Chamin - una vera e propria cartolina.  

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La cappella di Planaval, a pianta ottagonale, completamente intonacata e dotata di lunghe e strette aperture, come la vediamo oggi, è frutto della ricostruzione avvenuta all’inizio del XX secolo.
L’originaria cappella, dedicata a San Bartolomeo, esisteva già nel 1332.
Secondo la tradizione, uno dei promotori dell’edificazione della cappella fu il reverendo Barthélemy, figlio del signor Jean d'Avise e prete di Valgrisenche dal 1472 al 1522. Sarebbe quindi per questo motivo che la cappella è stata intitolata a San Bartolomeo.  
Serviva le frazioni di Planaval, Chez-Les-Roset e La Clusaz.
Dato che la cappella non possedeva rendite, gli abitanti fondarono una confraternita per provvedere alla manutenzione dell’edificio ed alla retribuzione delle messe: ogni famiglia doveva contribuire con del grano, del vino e del formaggio che in parte veniva offerto ai bisognosi ed in parte venduto.
L’edificio fu ingrandito nel 1738, grazie al grande impegno degli abitanti che procurarono i materiali di costruzione secondo i compiti assegnati dai procuratori.
La cappella venne dotata anche di un piccolo campanile.
Nel 1753, fu fondata la rettoria ed un prete si stabilì a Planaval, esercitando tutte le funzioni spirituali tranne che la celebrazione dei battesimi, dei matrimoni e dei funerali.
Nel 1780, in seguito al lascito di Pierre Luboz, fu eretta la sacrestia.
L’inventario degli oggetti e degli ornamenti effettuato nel 1784 dall’abate Verraz, rettore di Planaval, dimostra che la cappella era molto più ricca rispetto alle altre della parrocchia: disponeva addirittura di un reliquiario.
Il nuovo edificio fu benedetto - al termine dei lavori iniziati nel 1908 - il 14 settembre 1910 dal parroco di Arvier, don Fabien Bochatey, alla presenza di 12 sacerdoti fra i quali l’abbé Joseph Marie Trèves, rettore di Planaval.

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La cappella di Notre-Dame-des-Neiges a Baise-Pierre, cosi come appare oggi è il frutto di un paziente lavoro di restauro realizzato dai mezepirèn nel 2003.
Il canonico della Collegiata di Sant’Orso, Ambroise Roux, sostiene che la fondazione della cappella risalirebbe al 1760, quando gli abitanti del villaggio costruirono il piccolo edificio che poteva contenere venti persone.
Nel Registro particellare della Comunità di Leverogne del 1768 compare, infatti, « la Chappelle de Bezeperra, pur une contenance de six toises ».  
La cappella rimase però inspiegabilmente sguarnita sino al 1891, quando i fratelli Pantaléon Bovet, parroco di Bionaz, e Ambroise, unitamente ad Ambroise Garin, la dotarono degli ornamenti necessari per il culto, fra i quali una bella statua della Madonna e due angeli, che oggi sono conservati presso la sacrestia della parrocchia.
Fu lo stesso Pantaléon Bovet, unitamente a Anselme Juvenal Grappein, parroco di Arvier, al vicario François Veysendaz ed al canonico Ambroise Roux, a benedire la cappella il 20 agosto 1891.
Dal « Procès-verbal de la bénédictionn» redatto da Ambroise Roux, delegato dal vescovo Monsignor Auguste Duc, emerge una gran soddisfazione per la riuscita della giornata: « “La belle fête a été rehaussée par des feu de joie le soir, des coups de boîte et par une température splendide qui permettait de jouir à loisir du magnifique panorama qui se présente sur ces hauteurs” ».
Il canonico Roux terminava la sua relazione con la speranza che gli abitanti del villaggio potessero provvedere quanto prima all’acquisto di una campana: cosa che i mezepirèn fecero l’anno seguente.  

 

 

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La cappella di La Ravoire, dedicata a San Pietro in vincoli e a Santa Barbara, fu fondata con un atto del 3 febbraio del 1609.
L’edificio a pianta rettangolare si trova sulla sinistra della strada per Valgrisenche.
Il presbiterio, coperto con volta a crociera, è rialzato e la facciata è decorata con false colonne, cornici e ghirlande dipinte, un affresco raffigurante la Madonna, San Pietro e Santa Barbara e un’apertura reniforme.
Nel 1787, a spese del parroco di Valgrisenche François Bovet, nativo del luogo, fu realizzato il prezioso altare in stile Luigi XVI: purtroppo nel corso degli anni è stato depredato dai ladri.
Il 4 dicembre del 1808, il parroco di Arvier benedisse la nuova campana, alla quale il padrino e la madrina diedero il nome di Barbe-Rose, e nel 1837 ne venne aggiunta un’altra.
Nel 1880, fu acquistata una statua della Vergine per 77,55 lire, mentre quattro anni dopo fu eretta la Via Crucis grazie alla benefattrice Marie Roux.

La_Ravoire


 

La cappella di Leverogne è situata nei pressi del ponte di Leverogne, a picco sul torrente di Valgrisenche, sull’antica strada del borgo medievale.
Una tradizione vedrebbe l’esistenza a Leverogne del primo edificio di culto della parrocchia ma, da fonti documentali, emerge che la fondazione della cappella avvenne solamente nel 1365.
La sua facciata è decorata con cornici e collarini attorno alle aperture e presenta un affresco raffigurante il Padre Eterno e i Santi Grato, Gottardo e Barbara attorno ad una serliana, presente anche in altre facciate barocche di edifici religiosi valdostani quali Saint-Benin e Santo Stefano di Aosta.
Lo slanciato campanile, addossato sul lato destro e costruito nel 1788, presenta una guglia sottile, aperture a tutto sesto nella cella campanaria e specchiature cieche ai livelli sottostanti.
La prima titolare fu la Natività della Vergine ma, dal 1672, la cappella è dedicata a San Gottardo e a San Grato.
Nella seconda metà del XVII secolo l’edificio risultava in pessimo stato di conservazione e non era più consono allo svolgimento dei servizi religiosi: veniva addirittura utilizzato come ricovero del bestiame.
Nel 1672, gli abitanti delle frazioni di Leverogne, Chez-les-Garin, Rochefort e Montaverain si riunirono per restaurarla ed ornarla, al fine di permetterle di riacquistare la dignità perduta.
Contestualmente, furono nominati due procuratori, uno dal parroco e l’altro dagli abitanti.
Nel 1763, furono costruiti il coro, la cantoria e la sacrestia: tutti e tre voltati a botte
In passato, l’ingresso della cappella era caratterizzato da grande inferriata che permetteva ai pellegrini di contemplare l’interno della cappella: quest’inferriata fu sostituita da una porta ordinaria nel 1885.
Proviene dalla cappella di Leverogne la piccola scultura lignea che rappresenta la Madonna e che oggi è conservata nel museo presso la chiesa parrocchiale: risale all’ultimo quarto del 1200.

Capella_Leverogne


 

La cappella di Nostra Signora Ausiliatrice, conosciuta come santuario di Rochefort, sorge sul cucuzzolo che sovrasta il borgo di Leverogne, sulle rovine dell’antico castello, già citato nel 1191 e detenuto per secoli dalla nobile famiglia d’Avise.
Nel 1881, per volontà degli abitanti di Rochefort, unico villaggio che non disponeva di un luogo per il culto, e grazie all’incoraggiamento dell’allora parroco Grappein e dell’abate Ambroise Roux, venne affidato all’architetto Giuseppe Lancia l’incarico di progettare l’edificio sacro.
Nel 1883, il santuario venne terminato e lo stesso anno fu benedetto dal Vescovo di Aosta Monsignor Duc.
Nel 1900, lungo il sentiero di accesso, furono realizzati cinque piccoli oratori dedicati ai misteri dolorosi e, nel 1906, sulla facciata, fu installata una piccola lampadina. Recentemente il santuario è stato dotato di illuminazione notturna.
La cappella ha pianta esagonale con presbiterio aggettante e abside curva, aperture circolari sui lati e facciata con lesene angolari, cornice e timpano sormontato da un campaniletto a vela.

Rochefort

 

Citazioni tratte da:

-    A. Roux, « La paroisse d’Arvier. Son église, ses chapelles, ses curés », Imprimerie Catholique, Aoste 1910 ;
-    J. Domaine, « Le Cappelle nella Diocesi di Aosta », Tipografia Valdostana, Aosta 1987 ;
-    AA.VV., « Planaval – Histoire, mémoire et traditions d’une petite communauté », Edizioni LeChâteau, Aosta, 2009 ;
-    AA.VV., « Baise-Pierre, entre histoire et souvenir », Tipografia Marcoz, Morgex, 2011.

Feste patronali:

-    San Sulpizio (Arvier): 17 gennaio;
-    San Gottardo (Leverogne): 4 maggio;
-    Nostra Signora Ausiliatrice (Rochefort): 24 maggio;
-    Santa Margherita (Petit-Haury): 20 luglio;
-    Santa Maddalena (Grand-Haury): 22 luglio;
-    Sant’Anna (La Crête): 26 luglio;
-    San Pantaleone (Chamin): 27 luglio;
-    San Pietro in vincoli (La Ravoire): 1 agosto;
-    Notre-Dame-des-Neiges (Baise-Pierre): 5 agosto;
-    San Bernardo (Chamençon): 20 agosto;
-    San Bartolomeo (Planaval): 24 agosto;
-    Santa Croce (Mecosse): 14 settembre;
-    San Leonardo (Verney): 6 novembre.

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La cappella di Santa Maddalena del Grand-Haury è un piccolo edificio a pianta rettangolare, dotato di campaniletto a vela con una bifora per l’alloggiamento delle campane. La facciata, ai nostri giorni priva di decorazioni, presenta semplici aperture quadrangolari ed una centrale lunettata.

Questa cappella viene citata per la prima volta in un atto del fondo Sarriod de la Tour del 1362, ma, secondo quanto affermato da Monsignor Duc, una cappella sarebbe già esistita nel 1201: probabilmente si trattava di un piccolo oratorio utilizzato dai canonici di Sant’Orso, possessori di fondi in loco.

L’attuale edificio risalirebbe invece al 1473.

Il 28 dicembre 1502, Sulpizio Ferrod fondò un legato per la distribuzione delle elemosine ai poveri nel giorno della festa patronale.

Nelle spese degli anni 1774-1776 sono documentate riparazioni all’edificio e l’acquisto di una campana fatta arrivare da Aosta. Nel 1862, fu acquistato un pannello per l’altare e si stanziarono fondi per la decorazione della cappella che verrà in seguito affrescata dal pittore Grange.

Nel 1904, furono realizzate modeste riparazioni, mentre l’edificio è stato recentemente oggetto di completo restauro, grazie al grande contributo degli abitanti del villaggio.

Presso il museo di arte sacra della parrocchiale di Arvier, è esposto un altarolo proveniente dalla cappella del Grand-Haury databile alla seconda metà del Trecento:

si tratta di un tabernacolo racchiudente una Madonna con bambino ed è l’unico esemplare valdostano noto ad essersi conservato pressoché integro, dotato ancora dei suoi sportelli che raffigurano San Lorenzo, Sant’Antonio abate e presumibilmente San Thomas Becket e Santo Stefano.