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CHAMIN

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Villaggio di versante posto su di una terrazza naturale fra fitti boschi, visibile per chi transita sulla strada regionale per la Valgrisenche prima di arrivare a Planaval, Chamin si può raggiungere da Chamençon con la strada comunale inaugurata nel 1965.
Abitato stagionalmente, salvo una parentesi nel corso della seconda guerra mondiale quando alcune famiglie vi abitarono anche nella stagione invernale, l’abitato di Chamin è caratterizzato per la sua posizione centrale rispetto alla zona dei campi terrazzati posta su di un lato e la zona dei prati posta sull’altro, divise dal sentiero che sale verso gli alpeggi del Pileo e di Borègne e che veniva percorso dalle mandrie.
Ai nostri giorni, è abitato in estate ed è apprezzato per chi ama la tranquillità.
Leggermente lontana dalle case troviamo la cappella a pianta rettangolare con abside rettilinea, dotata di un bel campanile con scala a chiocciola in pietra addossato sulla destra.
La facciata presenta un’apertura reniforme sopra la nicchia che ospitava la preziosissima statua in alabastro della Madonna con Bambino: scolpita da Stefano Mossettaz fra il 1421 ed il 1422 per la cappella funeraria del vescovo Oger Moriset nella Cattedrale di Aosta, la statua fu  acquistata dal parroco di Arvier nel 1907.
Oggi “la madonna di Chamin” è esposta presso il museo del tesoro della chiesa parrocchiale.
L’antica cappella, ricostruita nel 1662, fu oggetto di importanti lavori di ristrutturazione nella seconda metà dell’Ottocento.
Nel 1871, la cappella ed il suo nuovo campanile furono benedetti dall’abate Ambroise Roux, giovane prete originario del villaggio che, nel 1910, scrisse l’interessante monografia “La paroisse d’Arvier – Son église, ses chapelles, ses curés  – par un enfant du pays”.
La cappella, oggi in stato di rovina anche a causa del costante scivolamento del terreno su cui è stata costruita, è stata visitata più volte dai ladri ed è completamente spoglia.
Aveva sede nel villaggio “La Confrérie de Saint-Pantaléon” che disponeva degli utensili da cucina e di un servizio di piatti e posate che venivano messi a disposizione delle diverse famiglie che a turno si occupavano dell’organizzazione della festa patronale.
Per tale occasione, in passato, veniva comprata una fontina e del pane ed il vino, che era stato raccolto dai membri della confraternita nel corso dell’autunno ed in seguito versato in una botte, veniva offerto agli invitati, al prete ed ai cantori.
Dopo la funzione religiosa, tutti si recavano presso la sede della confraternita dove erano stati allestiti dei tavoli e delle panche: nel pomeriggio si aprivano le danze sulla vicina terrazza.

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Fonti:    
Ambroise Roux, La Paroisse d’Arvier, Imprimerie Catholique, Aoste 1910.
Pro Loco di Arvier, Le Conte d’eun cou, Imprimerie valdôtaine, Aoste 1995.
AA.VV., Arvier, Una comunità nella Storia, Musumeci editore, Quart 2004.
AA.VV., Planaval, Histoire, mémoire et traditions d’une petite communauté, LeChâteau, Aoste 2009.
AA.VV., Baise-Pierre, Entre histoire et souvenir, Tipografia Marcoz, Morgex 2011.