LE VIN DE L'ENFER
Per l'asprezza del terreno e per la scarsità d'acqua, la zona posta sulla sinistra orografica del territorio di Arvier non ospita nessuna frazione. L'esposizione a Sud e la presenza di imponenti pareti rocciose favoriscono per l'intera area elevate temperature, facendole meritare l'appellazione di Enfer, ossia inferno.
Tuttavia, proprio queste caratteristiche ne hanno fatto da secoli il luogo prediletto per la coltivazione della vigna.
E' infatti del 1312 il primo riferimento documentato alla viticoltura ad Arvier, una reconnaissance che attesta a Rodolphus de Avisio la proprietà di una vigna nella zona dell'Enfer. E sempre l'Enfer, secondo lo storico Carlo Passerin d'Entrèves, compare in una cronaca del 1494, essendo uno dei vini con cui il canonico Giorgio di Challant accoglie il re di Francia Carlo VIII, di passaggio in Valle d'Aosta.
Nonostante esordi così promettenti la viticoltura ad Arvier conosce anche periodi di profonda crisi.
Se infatti mantiene un ruolo importante per tutto il medioevo e - pur tra varie avversità - supera il periodo della peste e delle incursioni francesi del XVII secolo, è a partire dall'Ottocento che cominciano le più gravi difficoltà.
Sono quelli gli anni infatti in cui compaiono l'oidum tuckeri e la peronospera e soprattutto la philossera, un piccolo insetto che da solo riuscirà a ridurre in modo spaventoso la viticoltura in Valle d'Aosta.
Tra la prima e la seconda guerra mondiale, la viticoltura ad Arvier viene quasi abbandonata. Tuttavia, intorno agli anni Trenta alcuni volenterosi iniziano a risistemare i terreni incolti e a mettere a dimora barbatelle di Petit-Rouge particolarmente adatte al clima.
Nel secondo dopoguerra, l'attività viticola riprende, grazie all'impulso dato da alcuni pionieri, tra cui don Giuseppe Fosson, il parroco di Arvier.
Nel 1959, si costituisce il Consorzio di miglioramento fondiario con lo scopo di rilanciare la viticoltura sul versante dell'Adrè. Non sarà cosa facile riportare alla produttività terreni con una pendenza di 20 gradi.
I lavori di scasso iniziano nel 1969 e terminano nel 1976 con la messa a dimora di 22.000 barbatelle. Nel 1978, la neo-costituita cooperativa Co-Enfer vendemmia il primo raccolto.
Nel frattempo, nel 1972, l'Enfer d'Arvier ha ottenuto la denominazione di origine controllata che ne riconosce la particolarità e la qualità, definendone anche la zona di produzione.
Attualmente, oltre alla Co-Enfer, a mantenere viva la tradizione vi è anche un produttore privato, Danilo Thomain.
L'Enfer d'Arvier D.O.C. è vinificato in prevalenza da uve Petit-Rouge e da altri vitigni autoctoni o della tradizione valdostana, ottenendo un vino rosso dal colore rubino, con riflessi che vanno dal granato al violaceo. E' un vino di grande struttura che ben si accompagna ai secondi piatti a base di carne.
Coopérative de l'Enfer soc. coop.
via Corrado Gex
11011 Arvier (AO)
tel. e fax 0165 99238
sito web: www.coenfer.it
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Danilo Thomain
via Saint Antoine 22
11011 Arvier (AO)
tel. 0165 99189
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LA CUISSON DU PAIN
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Depuis les temps les plus reculés, dans tous les hameaux de notre commune, on cuisait le pain ; un pain à base de farine intégrale.
Au mois de décembre, toutes les familles du hameau se retrouvaient autour du four et chacune d’entre elles – en fonction de ses besoins – faisait cuire une ou plusieurs fournées de pain, en quantité suffisante pour l’année entière.
À tour de rôle – parce que pour la cuisson de la première fournée, il fallait plus de bois que pour les suivantes – une famille commençait à chauffer le four (dechouée lo foo).
Après avoir préparé la pâte, il fallait la laisser reposer dans un grand récipient de bois (mat) pendant environ une heure, pour qu’elle lève comme il fallait, ce que l’on contrôlait en faisant un trou dans la pâte avec le doigt et en y palçant une allumette allumée : si la flamme s’éteignait tout de suite, la pâte avait bien levé.
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En règle générale, c’étaient les femmes qui préparaient les miches, les plaçaient sur les planches et les couvraient de draps, tandis que le chef de four contrôlait la température : ne disposant pas d’un thermomètre, il jetait dans le four une poignée de farine : si celle-ci ne brûlait pas tout de suite, la température était la bonne, sinon il fallait refroidir le four avec un sac de jute trempé dans l’eau.
Venait enfin le moment d’enfourner et, après une heure de cuisson environ, le pain retiré du four répandait son agréable parfum. Pour le faire sécher, il était ensuite posé sur des séchoirs en bois (rahelì di pan) et placé dans des pièces aérées et fraîches.
La cuisson du pain n’était pas seulement une nécessité : elle représentait également une occasion pour tout les habitants du hameau de se rassembler : hommes, femmes, enfants et personnes âgées se retrouvaient ainsi pour discuter et échanger des idées, une habitude qui a perduré jusqu’au début des années 1970 mais s’est ensuite malheureusement perdue.
Après plusieurs années d’interruption (de 1970 environ à 1985), au hameau du Petit-Haury, plusieurs familles ont recommencé à faire cuire le pain ensemble, la dernière semaine du mois de novembre.
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Four du Grand-Haury
Oggi (giovedì 7 aprile 2022) la Giunta Regionale ha individuato "AGILE ARVIER" quale progetto pilota della Valle d'Aosta per la rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi, da trasmettere al Ministero della Cultura nell’ambito dell’intervento “Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) - Attrattività dei Borghi, Linea A”, che dovrà validarlo al fine dell'erogazione dei fondi.
Una sintesi del progetto è consultabile sul sito https://agilearvier.eu dove è inoltre possibile scaricarne una copia in PDF.
L'Amministrazione comunale organizzerà degli incontri per illustrare il progetto alla popolazione e per definire in maniera più dettagliata gli interventi individuati.
SCAFFALE 26
Negli ultimi tempi i canali di comunicazione digitale hanno permesso di ridurre le distanze tra le persone, di collegare e avvicinarle.
In questo spirito la Biblioteca del Comune di Arvier ha ideato la campagna "SCAFFALE26":
Così come la statale 26 é la via che unisce tutti gli abitanti della valle, allo stesso modo il nostro Scaffale si propone di unire culturalmente gli orizzonti dei nostri lettori.
Speriamo che il nostro #Scaffale26, sebbene virtuale, possa simboleggiare un immagine concreta, un luogo, una mensola dove poter consultare e riporre le nostre e vostre proposte letterarie!
Tutti i martedì, sulla pagina facebook della biblioteca, vi proporremo esperienze ed emozioni con un nuovo libro da leggere: perché leggere é viaggiare stando seduti!