La Consorterie de Planaval

Decreto di riconoscimento
  Decreto del Presidente della Giunta n. 161 del 2/03/1987
Numero utenti
  46
Superficie totale comprensorio
  222.55.46 ha
Presidente pro-tempore del consorzio
  Ravet Giuseppe

Consiglio di Amministrazione in carica fino all’anno 2018

RAVET GiuseppePRESIDENTE
GEX EmilioVICE PRESIDENTE
LUBOZ GilbertCONSIGLIERE

Lo sfruttamento dei boschi, dei pascoli e di qualsiasi altro terreno rappresentava, un tempo, una delle maggiori forme di sostentamento delle piccole comunità di montagna come la nostra.
Prima dell’avvento delle Signorie, la piccola proprietà privata, con caratteristiche molto simili all’attuale, era ampiamente diffusa su tutto il territorio valdostano. Tuttavia, le vicende legate all’istituto della proprietà privata mutarono con l’avvento delle Signorie. Ciascun feudatario, in virtù della sua nomina, diveniva l’unico titolare di ogni piccolo appezzamento compreso nella propria giurisdizione, limitando fortemente il mantenimento dei propri terreni  in capo ai singoli. L’opera di “esproprio” globale da essi compiuta, estingueva completamente la figura della proprietà privata. Il Re richiedeva al  proprio feudatario di gestire l’appezzamento concessogli: tra i compiti riconosciutigli sussisteva quello di sfruttare al massimo i terreni, i boschi, i pascoli, i campi… Per adempiere a tale incarico il Signore, a sua volta, imponeva alle comunità locali l’amministrazione dei terreni: ai membri della comunità era in effetti concessa la possibilità di trarre sostentamento direttamente dagli appezzamenti baronali, mediante coltivazioni, sfruttamenti e trasformazioni. Tali rapporti venivano regolati attraverso l’istituto dell’usus.  Quest’ultimo permetteva alla comunità di coltivare i terreni del Signore e di trattenere quanto necessario per la propria sopravvivenza; parte del raccolto veniva invece riscosso dal feudatario come forma di censo per la relativa concessione. L’istituto in questione godeva di caratteristiche molto simili all’attuale diritto d’uso e a quelle del contratto d’affitto (locazione dei terreni).

L’usus poteva essere costituito sia verso singole persone che verso agglomerati comunitari; a questi ultimi venivano normalmente concessi terreni di difficile amministrazione come ad esempio i boschi neri. Il valore di questi appezzamenti era talmente elevato che il Signore cercava di evitare qualsiasi tipo di controversia relativa alle concessioni fatte e, preferendo la collettività al singolo, rimandava ad essi il compito di regolare l’utilizzo del fondo, imponendo a tal fine di rispettare rigorosamente i doveri imposti dall’accordo di sfruttamento.
La costituzione di diritti d’uso era abituale anche a Planaval, feudo dei Signori di Avise, dove i piccoli appezzamenti venivano infeudati sia ai privati che alla comunità nel suo complesso, intendendo per tale l’intero quartier dessus, comprensivo delle frazioni di Planaval, Chez-les-Roset, La Clusaz, Revers e Chez-les-Gex. La scarsa conoscenza della scrittura, limita fortemente la presenza di fonti storiche che testimonino oggi questa realtà. I documenti analizzati si riferiscono più che altro al periodo di decadenza delle Signorie (seconda metà del 1700), anche se  esistono reperti ben più antichi (fine del 1300). Tali testimonianze si traggono maggiormente dagli actes de reconnaissance, strumenti siglati per una pluralità di funzioni. In primo luogo venivano utilizzati con l’obiettivo di “rinnovare” il rapporto instauratosi mediante la stipulazione dell’usus: in tal modo veniva richiesto ai singoli ed alle comunità di villaggio di riconoscere al signore che la proprietà dei terreni era sua, mentre ad essi era concessa esclusivamente la possibilità di sfruttarli. L’atto era siglato anche per modificare, eventualmente, le clausole contrattuali relative  al valore del censo, ai termini di consegna ed ulteriori oneri. In terzo luogo gli actes de reconaissance fungevano da pretesto al il Signore per estorcere ulteriormente denaro od altre utilità dai membri del contado. A tal proposito, il feudatario richiedeva che l’atto venisse accompagnato da una redevance, un’ imposta in denaro o sotto altra forma, da corrispondere oltre al censo, in segno di “riconoscenza” verso il Signore per aver concesso la possibilità  di coltivare i suoi terreni. Il feudatario richiedeva la sottoscrizione degli actes de reconnaissance soprattutto in occasione di eventi eccezionali o a carattere personale, come ad esempio nascite, nozze, banchetti, che necessitavano di forte liquidità. La decadenza quasi definitiva delle Signorie e la perdita continua di potere rendeva questa pratica particolarmente diffusa soprattutto nella seconda metà del XVIII secolo, con l’obiettivo appunto di estorcere quanto più possibile dai contadini.
Dai documenti si evince inoltre, che l’istituzione dell’usus veniva principalmente concessa dai Signori locali, ma non in maniera esclusiva. Le istituzioni della Chiesa, soprattutto nel periodo di lotta per le investiture, avevano acquisito forte potere nel regno ottenendo, conseguentemente, potere amministrativo in talune giurisdizioni. Nel feudo dei Signori di Avise, la parrocchia,  particolarmente potente, (probabilmente per il legame diretto con i Signori), disponeva di vari terreni nel territorio del fondo feudale; la curia ne beneficiava liberamente, amministrandoli con gli stessi mezzi concessi al vassallo del Re.
Nel territorio di Planaval il parroco di Avise possedeva alcuni proprietà che venivano concesse in uso alla comunità nel suo complesso. I territori in questione, come risulta dall’acte de reconaissance del 25 agosto 1744, sono: le Bois de l’ Allée, Entre les Aigues, la Lyabel, la Cotaz de Marco… ai giorni nostri in parte di proprietà della “Consorteria di Planaval”.

Dalla lettura di alcuni documenti si rileva che il Signore di Avise  era proprietario dei seguenti terreni, concessi in uso al quartier de Planaval con i successivi actes de reconnaissances:
–    10 dicembre 1743: i terreni de les Crêtes et Confession, (un tempo entrambi probabilmente indicati comunemente Crêtes);
–    10 dicembre 1743: un artifice de moulin dit le moulin dessus;
–    25 agosto 1744: un appezzamento di terreno presso il mulino, praz du moulin e i terreni denominati lo Cloz e les arbéz; la redevence (il censo) corrispondeva in questo caso a 4 deniers de servis annuel, 8 sols et 1 setier de blé de cens annuel.
Allo stesso va inoltre attribuita la proprietà dei terreni delle Crettettes per il quale non sono stati rinvenuti actes de reconnaissance, ma risulta in possesso della collettività dal Régistre  des propriétes del 1783. Dall’analisi complessiva di questi documenti (actes de reconnaissance e registri) è possibile individuare, anche se in maniera del tutto approssimativa corrispondenza con attuali possedimenti della “Consorteria  de Planaval”.
I regnanti per lunghi secoli avevano amministrato il proprio regno con strumenti feudali. La concessione a feudatari di terreni da gestire, risultava un’ottima forma di amministrazione in quanto permetteva sia la valorizzazione del reame che il controllo costante su tutto il territorio della corona. L’istituto feudale presupponeva necessariamente la fiducia tra regnante e feudatario. Essa, però, era spesso oggetto di abusi da parte dei vassalli, volti ad ottenere maggiore potere di quello concessogli. Spesso i regnanti risentivano  di queste forme di ribellione ed erano costretti a ricorrere a strumenti anche poco civili per recuperare e concentrare il potere nelle proprie mani.
Nel territorio regionale, l’attività esplicata da Carlo Emanuele III per recuperare autorità, costò al ducato di Aosta la perdita della antiche libertà e franchigie, ma fu tuttavia diretta a far scomparire l’ineguaglianza civile mediante importanti riforme (fu questo l’aspetto positivo dell’assetto reale). Con le lettere patenti del 24 novembre del 1764 fu creata la Royale Délégation che negli anni 1768 e 1769 istituì il catasto in vista della perequazione fondiaria, cioè la ripartizione delle imposte in base alla quantità di beni fondiari posseduti da ciascuno. Quest’ultimo venne istituito anche per la comunità di Leverogne e vi risultavano iscritti quali possessori (e non proprietari) dei terreni del bois des Crêtes e le Crettettes… le comunità dei villaggi di Planaval, Chez-les-Roset, Chez-les-Gex, Revers e la Clusaz (le Bois de l’ Allée probabilmente risultava in un altro registro vista la sua appartenenza al curato di Avise). Inoltre, va sottolineato che, nel successivo Régistre  des propriétes, costituito nel 1783, tra i beni del signore de Blonay figurava la presenza del territorio delle Crettettes: è probabile che le quartier de Planaval sfruttasse ancora quel terreno come feudo di diritto privato (possessori), trattandosi di proprietà baronale; nello stesso alla comunità di Planaval risultano invece intestati soltanto il mulino ed il forno. Tra proprietà e possesso (o meglio detenzione) è in effetti possibile trarre una distinzione giuridica: il primo è un diritto che si manifesta nei confronti di un bene (res) mentre il possesso è esclusivamente uno stato di fatto esercitato su di una cosa.
Un altro compito della Royale Délégation fu l’accertamento degli affrancamenti dei censi, imposto con un editto del 1784. I comuni (formati di recente) e i singoli furono così in grado di liberarsi dai canoni feudali dovuti al signore versando un capitale stabilito,  e diventando così pieni proprietari dei terreni e degli altri beni quali acque per l’irrigazione, mulini, forni… . In particolar modo ad Arvier nel corso di quegli anni, l’attività amministrativa venne svolta assecondando quanto stabilito dalla Royale Délégation.
Nel 1784 i censi vennero affrancati anche per i territori del Barone di Blonay. Tuttavia, la possibilità di eliminare completamente i canoni feudali versando una definitiva quota di capitale, era privilegio di pochi: spesso i singoli dovevano fare sacrifici non indifferenti per riscattare i terreni coltivati per secoli, soprattutto se si trattava di boschi al tempo ben più valutati che al giorno d’oggi.

La comunità di Planaval nel 1789 viene iscritta nel registro dei cottet (debitori) del Signore de Blonay. Il cottet rappresentava la somma necessaria da versare al fine di acquisire la piena proprietà dei fondi e liberarsi dai canoni feudali. Già a partire dal  registro del 1790, Planaval non risulta più iscritta nell’ elenco dei debitori, essendo riuscita autonomamente ad adempiere all’imposta affrancatagli. Ciò nonostante, quello stesso anno, la Comunauté d’Arvier (Comune) registra a suo nome, nel catasto comunale, la proprietà dei beni del bois des Crêtes, del mulino e del forno. Pur sospettando una sorta di abuso tenendo conto della qualità degli appezzamenti, l’errata iscrizione si giustifica per la singolairtà della vicenda della “Consorteria de Planaval”: è in effetti raro constatare su tutto il territorio valdostano la presenza di agglomerati cittadini che abbiano adempiuto autonomamente al proprio censo, acquisendone, pertanto, la piena proprietà.
Al fine di modernizzare il più possibile il regno assoluto di Carlo Emanuele III,  la  Royale Délégation aveva in effetti disposto che, nel caso in cui il singolo o le piccole comunità di villaggio non fossero riuscite ad adempiere autonomamente al “riscatto”, il Comune avrebbe dovuto contribuire a saldare l’imposta affrancata, diventando così proprietario al cinquanta per cento (il restante al singolo o alla comunità inadempiente). L’erronea iscrizione del terreno del bois des Crêtes, del mulino e del forno, si risolse nel 1812, quando i detti appezzamenti vennero intestati correttamente a nome dei Plan-alèn. La correzione è probabilmente da attribuire all’intervento della Royale Délégation, la quale cessò definitivamente la propria attività nel 1822. Inoltre il periodo si caratterizzò per la perdita definitiva del potere amministrativo da parte delle Signorie locali, potere che veniva affidato ai comuni recentemente istituiti. In ottemperanza a quest’opera di ammodernamento il  Signore de Blonay perse completamente le funzioni reali sul territorio del feudo ad esso concesso, cedendo il passo ai comuni di Arvier ed Avise. A partire da queste vicende (in particolar modo la caduta delle Signorie e l’avvento dei comuni, che abolirono le antiche forme di ressort e dei quartier), è ipotizzabile la nascita della Consorterie, volta appunto a mantenere l’amministrazione di questi terreni comuni. 

A suo tempo i terreni sopra citati risultavano concessi al quartier dessus o quartier de Planaval, che comprendeva, in effetti oltre a Planaval, i villaggi di Chez-les-Roset, Chez-les-Gex, Revers (Valgrisenche) e la Clusaz (Avise) ma, nonostante questo, al giorno d’oggi risultano unici proprietari dei terreni gli abitanti di Planaval in qualità di consorzisti. Sulla questione sono state presentate tre diverse tesi. In primo luogo si sostiene che per poter mantenere i diritti relativi alla Consorterie, era necessario, in caso di morte del titolare dei diritti, l’inserimento degli stessi nella denuncia di successione. La tesi appare debole,  in quanto pare strano che tutti gli abitanti degli altri villaggi non abbiano, per dimenticanza, indicato i diritti consortili in successione.
In secondo luogo l’esclusione può essere ricollegata alla divisione amministrativa avvenuta in seguito alla costituzione dei comuni, lasciando quindi fuori La Clusaz e Revers quali membri di altre amministrazioni, allo spopolamento del villaggio di Chez-les-Gex mentre per gli abitanti di Chez-les-Roset si presume che nello stesso tempo fossero anche proprietari a Planaval.
La terza ipotesi si ritiene legata all’adempimento del famoso cottet in seguito all’affrancamento dei censi: Planaval è l’unica comunità di villaggio iscritta in tal registro mentre in qualsiasi altro atto o catasto  precedenti, tutti e cinque i villaggi vengono elencati uno per uno. Inoltre, Planaval non è mai citato per primo e questo esclude un’ eventuale eccezione su una probabile abbreviazione. Sul registro dei cottet troviamo l’annotazione di Planaval ressort: si ipotizza che con il termine ressort, oltre alla figura dei “cantoni” e quindi dei quartier, si indichi una sorta di piccola amministrazione cittadina istituita con l’obbiettivo, come l’odierna  Consorterie , di tutelare i terreni acquisiti.

Nel corso degli anni, i terreni della “Consoteria de Planaval” furono oggetto di vicende giudiziali, inerenti soprattutto alla continua rivendica della proprietà du bois des Crêtes. Nel 1923 lo Stato Italiano, al fine di diventare unico proprietario dei beni ancora in comune con i privati, sancì la liquidazione dei “restanti usi civici”, ovverosia l’acquisto delle comproprietà venutesi a creare in seguito al mancato “riscatto” autonomo dell’affrancamento del censo. Problemi inerenti alle proprietà della “Consoteria de Planaval” non sarebbero dovuti sorgere, visto che risultava dagli atti il suo corretto adempimento autonomo e la successiva correzione dell’intestazione catastale del 1812. Nonostante ciò, nel 1923  il  bois des Crêtes venne nuovamente intestato al Comune di Arvier in comproprietà con la Communauté de Planaval.
Onde evitare la perdita del bene in questione, divenne necessario rivendicare, presso il commissario per la liquidazione degli usi civici, la proprietà di tale appezzamento. Dopo la presentazione dell’istanza da parte della Communauté de Planaval, il commissario per la liquidazione, nominò il geometra Luigi Richard incaricato di individuare il legittimo proprietario del bois des Crêtes. Il professionista, individuò quali unici proprietari della zona in questione, gli abitanti di Planaval. Nel 1940, in seguito a tale dichiarazione, il Comune e la Consorterie si conciliarono. La Consorterie ottenne, infine, il titolo per l’iscrizione catastale a suo nome del bois des Crêtes.

Il 17 aprile 1955, con atto del Notaio Mario Norat, viene costituito il consorzio denominato “Consoteria de Planaval” che comprende i seguenti terreni:
–    Bois des Crêtes et Bois de l’ Allée;
–    Bois des Crêtettes ;
–    Confession;
–    Tchamon;
–    La Becca.

Mentre per i primi quattro terreni sono stati rinvenuti documenti o testimonianze, su Tchamon e La Becca non sussistono, al momento, fonti accertate non è stato possibile descrivere il loro percorso storico.
L’articolo 4 dello Statuto disciplina i requisiti degli aventi diritto alla “Consoteria de Planaval”. Quest’ultimo individua quali membri della consorteria gli abitanti della frazione stessa, proprietari ed usufruttuari, nonché tutti i proprietari di fabbricati ad uso abitativo siti nella medesima frazione. La sola proprietà di terreni se non accompagnata dalla dimora o dalla proprietà di fabbricati non può dar diritto ad essere consorzista. L’articolo formalizza  il concetto consuetudinario di “tsafiòi” mediante il quale si individuano i membri della “Consoteria de Planaval” basandosi sui camini, quale elemento essenziale di un fabbricato abitabile. Inoltre, l’articolo in questione è fortemente legalo agli actes de reconnaissance dove già al tempo si parlava esclusivamente di abitanti.

In seguito alla promulgazione della legge regionale n. 14 del 1973, la Consorterie nel 1987, ottenne con decreto emesso dal presidente della giunta, la qualifica di Consorteria pubblica; qualità essenziale che permette oggi di applicare a quest’ultima la disciplina degli enti pubblici.

L’evoluzione storica subita dalla nostra piccola istituzione comunitaria permette oggi di sostenere che tracce del quartier de Planaval risultano tutt’oggi presenti nelle funzioni arroccate alla Consorterie, nonostante l’intervento della Royale Délégation e dell’ attività svolta dall’Amministrazione Comunale. Con il passare del tempo le funzioni svolte dalla consorteria si sono sviluppate a tal punto da poterla considerare un ente essenziale per la crescita della nostra piccola comunità. Ne è un esempio il sostegno offerto in occasione del centenario della ricostruzione della cappella.
Il termine “repebleucca” ben si addice a descrivere il nostro villaggio, che nel corso di due secoli e mezzo ha saputo difendere, oltre ai propri domini, le sue origini e le sue istituzioni.