Storia

La preistoria
La prima traccia di popolamento del territorio di Arvier risale alla fine del Neolitico, nel periodo denominato Eneolitico (III millennio a.C.). Durante la costruzione della strada per Valgrisenche, nei pressi del villaggio di Rochefort, è stato infatti scoperto un riparo sotto una roccia risalente a quest’epoca.
E’ invece impossibile datare con certezza le nove piccole coppelle di sezione variabile rinvenute su di un roccione a monte del villaggio di Baise-Pierre: poste su di un crinale da cui si domina l’intera vallata sono probabilmente risalenti ad un periodo successivo, fra la fine del Neolitico e la seconda età del Ferro. I nostri anziani le chiamavano “le-z-ecouile di berdjì” (le scodelle dei pastori) in quanto i ragazzi che andavano al pascolo con le capre nelle loro vicinanze avevano l’abitudine di mungervi il latte dentro, per poi attingervi un pezzetto di pane affinché potesse ammorbidirsi!

Castello mont Mayeur bStrada per Valgrisenche b

L’epoca romana
Il territorio di Arvier conserva invece molte tracce di epoca romana.
Lo stesso toponimo potrebbe costituire l’evoluzione del termine Arebrigium (dal significato traducibile in “avanti ad un’altura” o “prima di un ponte”) già riportato sulla Tabula Peutingeriana (carta geografica realizzata fra il XII e XIII secolo, su copia di un documento di epoca romana databile fra il III e IV secolo d.C.) e sull’Itinerarium Antonini che descrive più di 300 strade consolari esistenti nel IV secolo d.C.
In realtà l’insediamento romano citato potrebbe identificarsi non con l’attuale capoluogo ma con la frazione di Leverogne, posta all’imbocco della Valgrisenche e sviluppatasi attorno al ponte sul torrente di Valgrisenche.
Invece, l’area oggi occupata dal borgo di Arvier era probabilmente destinata alle coltivazioni agricole e organizzata in un sistema di villæ. In questo senso va anche la tradizione secondo la quale, prima della fondazione della chiesa di San Sulpizio ad Arvier (VIII secolo d.C.), il centro religioso fosse a Leverogne.
Sul territorio comunale troviamo ancora le vestigia dell’antico ponte (le due spalle oggi inglobate in costruzioni posteriori si trovano a monte dell’attuale ponte) ed alcuni tratti dell’antica via consolare che collegava Augusta Prætoria (Aosta) all’Alpis Graia (Colle del Piccolo San Bernardo): sulla sinistra e sulla destra della galleria in località Mecosse alcuni muri sono ancora visibili (sul lato destro sono stati mantenuti due archi ciechi a conci) e prima della galleria in località Les Barmes.
Risalente all’epoca romana, vi è anche una moneta attribuita ad Antonio Pio (imperatore della seconda metà del II secolo d.C.), ritrovata durante la costruzione della cappella di Rochefort, sui resti dell’antico castello che dominava il borgo sottostante, forse sviluppo di un’antica torre di guardia analoga a quelle altrove inserite nel sistema viario già in epoca augustea.

Borgo Arvier b

Il medioevo
Lo sviluppo medioevale del territorio su cui oggi si estende l’amministrazione comunale di Arvier è molto complesso perché, a differenza di altri Comuni valdostani che prendono origine da una signoria o da una parte di signoria, Arvier nasce dall’unione, avvenuta con la riforma degli enti territoriali del diciottesimo secolo, di parti di signorie.
La casata nobile di cui si trovano le testimonianze più antiche è quella dei signori di Bard, detentrice di poteri signorili nella zona di Haury a partire dal 1163. Uno dei discendenti della famiglia prese il nome di de Sarro dal luogo, Sarre, dove esercitava il suo potere principale, ed i suoi discendenti, acquisito il nome di Sarriod e divisi in due rami (Sarriod d’Introd e Sarriod de La Tour), continuarono a godere dei diritti signorili nella parrocchia di Arvier sino all’estinzione dei censi feudali.
La famiglia nobile de Arverio era invece probabilmente la famiglia primitiva della zona che costruì la prima fortificazione che ancor oggi domina il borgo di Arvier e che esercitava il suo potere nei dintorni del castello, probabilmente sino al torrente di Valgrisenche.
L’ultima discendente di questa famiglia sposò il nobile savoiardo Aymar de la Mothe che divenne signore dei luoghi. Fra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo, il castello ed i relativi possedimenti passarono alla nobile famiglia d’Avise ed in seguito, sempre per via ereditaria, ai nobili Sarriod de La Tour e Lostan
La signoria degli Arverio non era che una porzione dell’attuale territorio di Arvier, in quanto ad oriente del torrente si estendevano le proprietà dei Gontard, dei Sarriod e soprattutto dei Savoia. Era questa la castellania di Chatel-Argent, che aveva il suo centro di dominazione nel castello a monte del borgo di Villeneuve.
Ad occidente del corso d’acqua esercitava invece il potere la famiglia de Avisio (d’Avise) alla quale i Savoia avevano riconosciuto, sin dal 1243, la dominazione sul feudo, precedentemente riferibile al vescovo di Aosta.
La famiglia d’Avise deteneva tali territori in indiviso sino a quando Hugonetus de Avisio decise di suddividere la sua signoria tra i suoi quattro figli: a Rodulphus andò la porzione di Montmayeur e Planaval (compresi l’omonimo castello costruito nel 1271 e la casa forte di Planaval in costruzione nel 1312), a Guido Avise, a Vioninus Runaz e a Vuillermus andò la porzione di Rochefort e Leverogne.
E proprio nel borgo di Leverogne, posto sull’antica via che conduceva al colle del Piccolo San Bernardo, passaggio fondamentale per giungere in Savoia e nelle grandi città d’oltralpe, per volontà di Pierre Socquier, nel 1368, sorse un ospizio con funzione di accoglienza dei pellegrini in viaggio. L’edificio era costituito da tre ambienti sovrapposti: una cantina, una cucina e una camera da letto che si affacciava sulla via per mezzo di una balconata. Nei secoli seguenti fu occupato dai poveri in quanto i pellegrinaggi non avevano più l’impatto numerico medioevale e divenne prioritario venire in soccorso ai bisognosi del luogo.
Sulla sua facciata possiamo ancora ammirare gli affreschi del XV secolo che rappresentano le Opere di Misericordia. Nel borgo era presente anche un’antica taverna: una sorta di albergo-locanda.
Il nucleo di Leverogne sorgeva, inoltre, sulla via che conduceva al Col du Mont che permetteva il collegamento con la Maurienne utilizzato soprattutto dai traffici locali.
Dunque la posizione degli abitati sorti rispettivamente all’ombra del duecentesco castello de la Mothe e della chiesa parrocchiale dedicata a San Sulpizio con il suo campanile quattrocentesco (Arvier) e dell’antico castello Rochefort (Leverogne) contribuì allo sviluppo dei due abitati, oggi nuclei più importanti del moderno Comune di Arvier: l’unico comune della Valle d’Aosta che possiede due borghi medioevali.
Un’ulteriore peculiarità discende dal fatto che pur facendo capo a due giurisdizioni diverse da sempre, per ciò che riguarda l’aspetto spirituale, tali territori fecero da sempre capo ad un’unica parrocchia, aspetto che fu fondamentale nel diciottesimo per la loro unione in unico comune.

Borgo di Leverogne b

Le invasioni francesi e la Restaurazione
Nella storia del nostro comune, analogamente a molti altri comuni valdostani, sono poi da segnalare le numerosi invasioni degli eserciti francesi che portarono, fra la fine del XVII e l’inizio del XIX secolo, terrore e morte. Al termine di quella del 1691, il maresciallo de La Hoguette fece addirittura convocare l’Assemblea dei Tre Stati per richiedere il pagamento di 100 000 scudi. I valdostani non poterono dare più di 200 000 lire: sei uomini vennero allora fatti ostaggio per garantire il pagamento della parte restante. Fra di essi anche l’avvocato Jean-François Ferrod di Arvier, che diventerà il famoso Barone Ferrod di cui parliamo nella sezione dedicata agli Enfants du Pays.
Il periodo rivoluzionario durò molto poco in Valle d’Aosta: una quindicina di anni appena.
La parrocchia di Arvier, così come le altre, dopo aver passato un mezzo secolo di pesanti prove quali l’affrancamento dei censi di fine Settecento e la rivoluzione, dovette sopportare la politica del governo installatosi dopo la Restaurazione.
Furono richiesti forti impegni nel miglioramento della viabilità a spese dei Comuni ed i borghi che si trovavano lungo la via pubblica ne risentirono non poco.

Panorama Arvier bPanorama Arvier 2b

Il moderno Comune
La nascita del comune di Arvier, nella sua struttura attuale, avvenne a seguito dell’emanazione da parte di Carlo Emanuele III di Savoia nel 1762 del Règlement pour l’administration économique che definì l’istituzione “Comune” nell’accezione moderna del termine ed in ossequio al Règlement pour l’administration des communautés du Duché d’Aoste del 1783.
Fu così stabilita l’unione delle due comunità e fu deciso che il consiglio comunale fosse formato da cinque uomini compreso il sindaco. Il primo consiglio venne eletto nel novembre 1783. Jean-Pantaléon Ferrod, Jean-Joseph Bertaz, Michel Michellin, Jean-Laurent Costel e Jean-Sulpice Bovet furono i suoi membri: i primi tre del ressort di Arvier, gli altri due di quello di Leverogne.
Anche precedentemente alla nascita del moderno Comune erano presenti organi di rappresentanza per la gestione del territorio: nei verbali delle Assemblée des Trois Etats sin dal XVI secolo, accanto ai nomi dei signori, troviamo infatti i nomi dei rappresentanti delle comunità di Arvier e Leverogne scelti dalle assemblee comunitarie dei capi-famiglia  fra i più benestanti.

Col du mont b

L’Ottocento ed il Novecento
Con la fine dell’Ottocento le condizioni economiche migliorarono a poco a poco: nel 1871, lo sviluppo demografico raggiunse il massimo storico con 1140 abitanti, contro i 700 abitanti nel primo trentennio del 1900 (causa la forte emigrazione) ed i 900 attuali, dopo una ripresa a partire dagli  anni Novanta.
Nel 1872 venne eretto il nuovo ponte di Leverogne e migliorata la viabilità a monte del borgo che permetteva così di evitare lo stretto passaggio, così come nel 1904 fu costruita la strada che aggirava il borgo di Arvier, ampliata negli anni Sessanta con la costruzione della nuova Strada statale 26.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale vi fu però un brusco arresto.
A seguito della creazione, per volontà del regime fascista, nel 1926 della Provincia di Aosta (comprendente i circondari di Aosta ed Ivrea), con provvedimento del 1° marzo 1928, il Comune di Arvier  fu poi unito al Comune di Avise e dal 1939 prese la denominazione di Arvié.
Nel 1927, i primi treni raggiunsero la stazione di Arvier ed il tronco ferroviario Arvier/Pré-Saint-Didier fu inaugurato l’anno successivo, mentre nel corso degli anni Trenta furono costruite le casermette militari, dove sorge oggi il moderno plesso scolastico inaugurato nel 2003.
Nel 1939, iniziò la costruzione della nuova strada Arvier-Valgrisenche.

Stazione b

Dal secondo dopoguerra ai giorni nostri
Dopo i tristi fatti della seconda guerra mondiale ed il terribile eccidio del 13 settembre 1944 in cui nei pressi dell’hotel Col du Mont furono fucilati dalle brigate nere fasciste 13 innocenti e furono bruciati i villaggi di Leverogne, Rochefort e Chez-les-Garin, con decreto del 10 marzo 1946, il Presidente del Consiglio della Valle d’Aosta ristabilì le precedenti circoscrizioni comunali e le rispettive denominazioni.
Primo sindaco del dopoguerra fu Barrel François, sostituito da Roux Roger, ai quali seguirono Vallet Michel (1946-1952), Junin Arturo (1952-1961), Clusaz Roberto (1961-1975), Riblan Walter (1975-2010) e Lucianaz Mauro.
Nel 1959, grazie ad i risultati ottenuti da alcuni viticoltori che nel corso degli anni Trenta, con decreto del Presidente della Repubblica, fu costituito il Consorzio di Miglioramento Fondiario Enfer col fine di riportare alla vecchia gloria la viticoltura di Arvier di cui si ha traccia a partire dal 1312. Si progetta una difficoltosa opera di bonifica nella zona di Méilan i cui lavori iniziano nel 1969 e terminano nel 1976.
Nel 1978, si ha la prima vendemmia e viene costituita la cooperativa Co-Enfer e, nel frattempo, il 2 giugno 1972, il vino Enfer d’Arvier ottiene la denominazione di origine controllata (DOC).
Nel 1999, prende il via l’opera di bonifica e di reimpianto della zona detta Dehón e nel 2004 entra in funzione la nuova cantina sociale.
Fra il 1988 ed il 1994, viene poi costruita l’autostrada Aosta-Courmayeur che attraversa il territorio comunale grazie a due lunghe gallerie ed esce all’aria aperta unicamente nei pressi del villaggio di Chez-les-Garin. I materiali di estrazione hanno contribuito a rimodellare i terreni siti nelle località Combarou, Tsan-Léhè e Tsan-Tséó.
Attualmente, i centri abitati tutto l’anno sono il borgo, Chez-les-Fournier, Chez-les-Moget, La Crête, Verney, Grand-Haury, Mecosse, Leverogne, Chez-les-Garin, Rochefort, La Ravoire e Planaval. Le altre frazioni abitate stagionalmente sono Petit-Haury, Chamençon, Chamin, Baise-Pierre e Chez-les-Roset.

Vigne b

 

MEMOIRE DES ALPES

Con l’obiettivo di studiare, valorizzare e trasmettere, in particolare alle giovani generazioni, la memoria storica del territorio alpino, è stato ideato in ambito ALCOTRA (Alpi Latine Cooperazione transfrontaliera) e finanziato con i fondi di cui al programma comunitario Interreg III-A Italia-Francia il progetto “La Memoria delle Alpi – La Mémoire des Alpes”.
Hanno aderito all’iniziativa la Regione Piemonte (in qualità di capofila), il Consiglio regionale del Piemonte, le Province di Torino, Cuneo, Alessandria, Asti ed Imperia, il Centro d’iniziativa per l’Europa del Piemonte, l’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea in Valle d’Aosta, la Regione Autonoma Valle d’Aosta ed i Comuni di Arvier, Perloz, Valgrisenche, Valpelline e Valsavarenche, oltre all’Université Pierre Mendès France, al Musée de la Résistance et de la Déportation de l’Isère, al Parc naturel régional du Vercors, alla città di Menton ed all’Association Montagne et Traditions de Saint-Martin-Vésubie.
Il progetto si poneva come obiettivo la creazione di una rete transfrontaliera dedicata al territorio alpino ed alla sua storia, mediante varie azioni tra loro complementari, fra le quali l’ideazione di un museo virtuale su portale internet, l’allestimento di centri-rete presso sedi museali, la creazione di centri di documentazione e l’individuazione e la valorizzazione di sentieri e percorsi denominati “I Sentieri della Libertà”, legati alla storia della Seconda guerra mondiale e della Resistenza.
Fra gli itinerari della memoria è stato incluso il percorso che collega i villaggi del Comune di Arvier che furono incendiati dai nazifascisti nel settembre del 1944: Leverogne, Chez-les-Garin e Rochefort.

Pannello percorso B

Il percorso, della durata complessiva di circa 40 minuti, prende avvio dalla frazione Leverogne, nei pressi dell’hôtel Col du Mont, dove il 13 settembre 1944 furono uccisi dalle Brigate Nere fasciste, per rappresaglia di un inesistente attacco partigiano, 13 civili: Antoine Glarey, Giuseppe (Henry) Godioz, Casimiro Bertin, Emilio Clusaz, Ernesto Cuc, Luigi Chiudinelli, Serafino Duc, Gaetano Gallo, Valeriano Glarey, Enrico Peretti, Julien Pellissier, Almerigo Pertile e Giuseppe Ravet.
Qui, nell’immediato dopoguerra, fu edificato a ricordo dell’eccidio un monumento in marmo bianco, restaurato nel corso del 2011, di fronte al quale, nell’ambito del progetto, è stato posto un pannello esplicativo con alcune fotografie.

Monumento LeverogneBPannello Col du Mont - FOTOB

L’itinerario prosegue, svoltando verso destra passato l’albergo, nell’antico borgo medioevale di Leverogne.
Qui, nella cappella dedicata a San Gottardo, è conservato un bassorilievo in legno che rappresenta quella terribile giornata, donato alla comunità di Leverogne dallo sculture Franco Pellissier, in memoria del padre Julien.

DSCN0001

Dall’antico ponte sul torrente di Valgrisenche, nei pressi della cappella, seguendo il naturale anfiteatro alle spalle del quale troviamo il versante assolato dell’adret, è possibile vedere il quartiere di Chez-les-Vection, che fu completamento distrutto dalle fiamme in quel lontano 1944. Anche nei pressi dell’abitato di Chez-les-Vection sono stati posizionati due pannelli esplicativi.

Pannello scuole LeverognebPannello Vection-FotoB

Dopo il villaggio di Leverogne, l’itinerario prosegue poi verso la frazione Chez-les-Garin, seguendo per un breve tratto la linea ferroviaria che costeggia un’antica segheria recentemente riconvertita in struttura ricettiva.
Dopo alcuni tornanti, si giunge al villaggio di Chez-les-Garin dove, nella seconda metà dell’Ottocento, nacque il famoso ciclista Maurice Garin, vincitore del primo Tour de France: solamente una casa e l’antico forno da poco restaurato dall’Amministrazione comunale si salvarono dalle fiamme durante la guerra.
Proseguendo, dopo una breve salita su una strada sterrata, si giunge all’abitato di Rochefort, posto a riparo sotto un contrafforte roccioso che anticamente ospitava un castello diventato ora un santuario dedicato alla Madonna Ausiliatrice.
Il villaggio di Rochefort, completamente distrutto dall’incendio appiccato dai nazifascisti, fu ricostruito fra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta.
Una visita al santuario da cui si può ammirare una splendida vista della valle centrale è d’obbligo.
La Memoria delle Alpi: per non dimenticare.

70° Anniversario dell’eccidio di Leverogne 13/09/2014

13set 1b

Sabato 13 settembre un sole splendente illuminava Leverogne in onore dei 13 caduti dell’eccidio, delle loro famiglie e di tutti coloro che seppero ricostruire quanto in quel lontano 1944 venne dato alle fiamme e distrutto.

Sul piazzale dell’antico albergo Col du Mont don Ferruccio Brunod, vicario generale, don Marian Benchea e don Quinto Vacquin hanno celebrato la Santa Messa in ricordo delle vittime, animata dalle valenti voci della Cantoria di Arvier.

13set 2b13set 3b

Al termine della cerimonia, Raymond e Franco, a nome di tutti i famigliari e dell’intera comunità di Arvier, hanno deposto uno corona di alloro al monumento, accompagnati dal gonfalone del Comune, dai labari della Sezione valdostana dell’Associazione nazionale Alpini, del Gruppo Alpini di Arvier e dell’Associazione nazionale ex Combattenti e Reduci, oltre che dalle bandiere dell’Associazione nazionale Partigiani d’Italia.

13set 4b13set 5b
13set 6b

Era presente anche la bandiera degli ex Combattenti di Arvier, che fieramente portava il peso dei suoi e dei loro anni, così come hanno voluto esserci i rappresentanti del Corpo dei Vigili del Fuoco e del Gruppo sportivo Godioz.

In seguito alcuni bambini della scuola primaria di Arvier hanno ben scandito i nomi delle vittime ed hanno letto la bellissima poesia “Liberté” di Paul Éluard.

13set 14bb

Infine hanno tenuto i discorsi commemorativi il Sindaco Mauro Lucianaz, la Sig.ra Silvana Schiavi, Coordinatrice delle 5 sezioni dell’Anpi di Milano – Zona 7, che accompagnava una delegazione di circa 50 aderenti, il Senatore Cesare Dujany, in qualità di Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e della società contemporanea, il Consigliere regionale Patrizia Morelli, l’Assessore Renzo Testolin, intervenuto a nome del Governo regionale, ed, infine, il Presidente del Consiglio regionale Marco Viérin.

13set 7b13set 8b
13set 21b13set 10b
13set 11b13set 12b
13set 13b13set 14ab

Un aperitivo offerto dall’Amministrazione comunale ha concluso la mattinata.

Nel corso del pomeriggio si è tenuto lo spettacolo itinerante “Leverogne 13 settembre 1944: suite per parole e percussioni” narrato dalla bravissima Paola Corti (Teatro del Mondo), con la partecipazione di Mara Tridente e del gruppo musicale Tamtando Ensemble (Maurizio Amato, Matteo Cosentino e Lorenzo Guidolin).

13set 15ab13set 15bb
13set 15cb13set 15db

Numerose sono state le comparse che con grande bravura hanno animato le 8 stazioni lungo il borgo di Leverogne, a partire da Tchu Changró sino a Tchu Vitchon.

13set 15eb13set 15fb
13set 16ab13set 16bb

Una menzione particolare – oltre naturalmente a Mara, Florence, Paola e Elodie – va ai levrognèn Fosco Chiudinelli, Henri Godioz, Onorato Perrier e Mario Ruggeri che con grande disponibilità hanno partecipato alla rappresentazione, così come a Gemma Junod, Giuliana Prandini e Mariuccia Montaldi, che nell’ultimo “quadro” si sono occupate dell’orto di Alice, ed ai bambini di Leverogne, che hanno giocato nella Còò de Djameun sotto lo sguardo attento di Nicoletta e Crislaine.

13set 22b13set 19b

La grande partecipazione di pubblico ha fatto sì che, fra le 15 e le 18.30, lo spettacolo sia stato rappresentato per ben quattro volte, raccogliendo un consenso unanime e vivissimi complimenti per Paola, per gli attori e per i musicisti.

13set 18b
13set 20b

Quando l’ultimo gruppo rientrava verso il Col du Mont il sole splendente lasciava lo spazio ai primi bagliori dei lampioni dell’illuminazione pubblica: la lunga giornata poteva dirsi conclusa.

Grazie a tutti gli abitanti di Leverogne, a Mario e a Silvana, a chi ha messo a disposizione gli spazi privati per lo spettacolo, a chi ha concesso gratuitamente l’energia elettrica nelle varie stazioni del teatro, ai Vigili volontari di Arvier che, con Antonella, si sono occupati della viabilità, alle maestre ed ai genitori che hanno voluto essere presenti con i bambini nonostante la giornata di sabato.

Un ultimo ringraziamento va alle famiglie dei caduti e a chi visse quella tragedia per l’emozione percepita nei loro volti.

«Et par le pouvoir d’un mot

Je recommence ma vie

Je suis né pour te connaître

Pour te nommer

Liberté. »

Paul Éluard, Liberté – 1945

Foto Commemorazione – Andrea Vallet

Foto Teatro – Claire Vallet

In Biblioteca è a disposizione un DVD con le riprese della giornata.

Fonti:

–  Ambroise Roux, La Paroisse d’Arvier, Imprimerie Catholique, Aoste 1910.
–  AA.VV., Arvier, Una comunità nella Storia, Musumeci editore, Quart 2004.
–  AA.VV., Planaval, Histoire, mémoire et traditions d’une petite communauté, LeChâteau, Aosta 2009.
–  AA.VV., Baise-Pierre, Entre histoire et souvenir, Tipografia Marcoz, Morgex 2011.