Leverogne

LEVEROGNE

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Leverogne (Levrogne in patois), la frazione più popolata del Comune, è situata in un suggestivo anfiteatro naturale posto al di sotto del promontorio roccioso di Rochefort, poco prima della confluenza fra il torrente di Valgrisenche e la Dora Baltea.
Il borgo di Leverogne ha attirato le attenzioni di numerosi scrittori e paesaggisti del passato, fra i quali Xavier de Maistre ed Edouard Aubert che hanno fissato su carta questo scorcio pittoresco.
Alcuni linguisti, che citano antiche attestazioni quali Liuerogni (1184) e Liueronia (1191), ritengono che Leverogne deriverebbe dal cognomen romano Liberionus.
Secondo la tradizione, tale toponimo trarrebbe, invece, origine dal gorgoglio delle acque sotto l’antico ponte opera dei Romani e ricostruito, sulle sue rovine, dopo che i francesi lo fecero saltare nel 1691.
Ancor oggi lo possiamo ammirare accanto alla trecentesca cappella dalla facciata decorata con gli affreschi del Padre Eterno e dei Santi Grato, Gottardo e Barbara e dallo slanciato campanile.
L’edificio di culto, in seguito al restauro seicentesco ed alle numerose donazioni effettuate, divenne nel corso del Settecento un vero e proprio santuario molto frequentato: per la sua gestione venivano addirittura nominati due procuratori, uno dal parroco e l’altro dagli abitanti del villaggio che disponevano delle chiavi.
La storia del villaggio è strettamente legata alla sua posizione: l’abitato si sviluppò, infatti, lungo l’antica via consolare che al tempo dei Romani collegava Aosta al Piccolo San Bernardo ed ai territori d’oltralpe.
Il ponte di Leverogne costituiva, infatti, un passaggio obbligato per superare la forra sul torrente di Valgrisenche e porta di accesso alla Valgrisenche ed al Col du Mont: collegamento privilegiato fra la Valle d’Aosta e la Maurienne.
Leverogne era, dunque, un luogo di transito di pellegrini, di commercianti e di avventurieri.
Nel 1368, proprio con lo scopo di accogliere i pellegrini, Pierre Socquier fondò un hospice che offriva una cucina, una camera da letto ed una cantina.
Ancor oggi, sulla facciata dell’antica casa ospitaliera, possiamo ammirare il ciclo pittorico quattrocentesco delle “Opere della misericordia” che venivano messe in pratica offrendo un piatto di minestra ed un giaciglio ai viandanti.

Chi aveva maggior disponibilità poteva, invece, approfittare dalla presenza nel borgo di una taberna: una sorta di locanda dove si poteva pernottare.
Proprio per la sua strategica posizione, il borgo conobbe sino agli inizi del Novecento un periodo luminoso: nelle sue antiche case, che ancor oggi possiamo ammirare, vivevano nobili, numerosi notai e commercianti e fu insediato anche il tribunale nel quale i Signori d’Avise amministravano la giustizia.
L’importanza economica del borgo è poi attestata anche dalle numerose attività industriali (fucine, forge, fonderie oltre che mulini), stabilitevi nel corso dei secoli, che sfruttavano la potenza delle acque del torrente di Valgrisenche.
A partire dal Settecento, tali strutture furono utilizzate per lavorare il minerale estratto dalla miniera di Planaval che veniva mescolato con quello proveniente da Cogne.
L’attività di fusione del minerale ebbe termine nella seconda metà del XIX secolo.
Nei primi anni del Novecento, alcuni abitanti di Leverogne si riunirono in cooperativa e costruirono una piccola centrale che consentì di far giungere l’energia elettrica nelle proprie case.
Verso la metà degli anni Cinquanta, nel borgo di Leverogne c’erano ancora due cantines, una ferramenta, due alimentari, una macelleria, due sarte in attività, un barbiere ed un calzolaio.
Una latteria, il cui uso era stato disciplinato con regolamento del 1882, era in funzione, mentre il forno accolse gli ultimi pani nel 1949.
Poco alla volta, il nucleo antico perse la sua originaria vitalità commerciale ed industriale, mentre mantenne l’antico spirito di accoglienza.
Lo storico albergo Col du Mont, posto all’ingresso del borgo, in passato stazione di posta e luogo del cambio dei cavalli delle diligenze, accoglie infatti ancora, dopo secoli, i turisti così come altre attività ricettive si sono sviluppate, fra le quali l’Hotel Beau Séjour costruito negli anni Cinquanta.
Nei secoli, la comunità di Leverogne (Ressort de Leverogne), che comprendeva i villaggi siti nella bassa Valgrisenche sino a Planaval, fu autonoma rispetto alla comunità di Arvier, seppur dipendente per lo spirituale dalla stessa parrocchia, e fu unita ad Arvier soltanto a seguito del decreto della Royale Délégation dell’11 luglio 1782.
Ai nostri giorni, l’abitato di Leverogne, che oltre al borgo comprende gli antichi nuclei di Chez-les-Vection e di Chez-les-Thomasset, si è notevolmente sviluppato a seguito della nuova edificazione, avvenuta a partire dal secondo dopoguerra, sulle limitate aree libere circostanti il borgo e risparmiate dal tracciato della strada statale 26 che, negli anni Sessanta, attraversò i prati di maggior pregio.
Leverogne, durante la guerra, fu testimone di uno dei fatti più tristi avvenuti in Valle d’Aosta: il 13 settembre 1944, a seguito di una rappresaglia per un assalto dei partigiani mai avvenuto, 13 innocenti vennero barbaramente fucilati dai soldati dal battaglione fascista IX settembre proprio di stanza a Leverogne.
Il villaggio venne poi dato alle fiamme, subendo danni ingentissimi.
L’antico borgo fortunatamente fu risparmiato e merita sicuramente una visita: percorrendo l’antica strada, alcuni visitatori hanno giurato di aver udito il rumore di pesanti magli al lavoro, le urla dei carrettieri che affrontano la ripida salita, le grida dei bambini che corrono per andare a scuola e le allegre canzoni di giovani uscire dalla vecchia Cantine du Pont Romain…

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Fonti:
Ambroise Roux, La Paroisse d’Arvier, Imprimerie Catholique, Aoste 1910.
Pro Loco di Arvier, Le Conte d’eun cou, Imprimerie valdôtaine, Aoste 1995.
AA.VV., Arvier, Una comunità nella Storia, Musumeci editore, Quart 2004.
AA.VV., Planaval, Histoire, mémoire et traditions d’une petite communauté, LeChâteau, Aoste 2009.
AA.VV., Baise-Pierre, Entre histoire et souvenir, Tipografia Marcoz, Morgex 2011.